L’ESPERTO
RISPONDE - tratto da "Millionaire" - giugno 2010 - di Luca Fumagalli
Luca Fumagalli |
1-Una
grande azienda, solida e con marchi conosciuti mi ha recentemente proposto il
suo franchising. Sono tentato di
accettare, ma mi preoccupa il fatto che il progetto è appena partito e non
esistono dati economici a consuntivo che confermino le ipotesi di redditività
fatte dall’affiliante.
D’altra
parte i prodotti li conosco, sono di grande successo, e poi mi lusinga l’idea
di essere uno dei pionieri di questo franchising.
Cosa
mi consiglia?
Piero
Corti, Mestre (Ve)
La
notorietà del marchio è sempre un punto di forza in un progetto di franchising.
Come
pure la solidità dell’azienda affiliante, che permette di ragionare in una
logica
di
lungo periodo per lo sviluppo del progetto
Le
dimensioni dell’azienda invece, non sono necessariamente un elemento vincente
in ottica di franchising. La formula richiede infatti una notevole
flessibilità, elemento spesso inversamente proporzionale alle dimensioni
dell’organizzazione dell’affiliante.
Inoltre,
se l’azienda è già sul mercato con i suoi prodotti in più canali di distribuzione
il franchising rischia di incontrare ostacoli nello sviluppo, tra conflitti e sovrapposizioni
con le reti di vendita esistenti.
Ma
quello che conta veramente è, sopra ogni altra cosa, l’esistenza di un know-how sperimentato e di successo.
Un
” sapere come “ fare funzionare l’attività che deve poi essere trasferito agli
affiliati.
E
qui le preoccupazioni del lettore trovano piena conferma nell’approccio dell’
azienda che, forte del successo dei suoi prodotti, non si cura di verificare a
monte la redditività e la replicabilità della sua business idea, come invece
previsto nella prassi di questa formula.
Non
a caso nel franchising si sottolinea la necessità di una fase di pilotage, prima del lancio di un progetto.
Il
pilotage viene effettuato in centri, detti appunto pilota, che sono in genere
di proprietà dell’azienda affiliante e che hanno lo scopo di sperimentare in
tutto e per tutto le condizioni che verranno in futuro proposte alla rete di
affiliati.
Si
tratta di una fase test, nella quale per prima cosa si cercano conferme nella
realtà di mercato alle ipotesi fatte sulla carta in merito a costi, ricavi e
redditività del concept.
Solo se i dati
sono rassicuranti, si procede nello sviluppo del progetto, avviando dapprima
la fase di standardizzazione del sistema con la codificazione del know-how ai
fini della replica e, infine, la fase di “vendita del franchising”.
Dalle
parole del lettore si evince invece che, pur mancando dati a consuntivo, il marchio è già proposto in franchising.
Tutto
l’onere della sperimentazione viene trasferito di fatto sulle spalle dei primi
affiliati, vere e proprie cavie, oltretutto a loro spese.
In
questo caso si tratta di una proposta che non consiglieremmo mai di accettare,
a meno che non sia accompagnata da contropartite particolarmente interessanti.
Infatti,
se il lettore è lusingato dal ruolo di pioniere ed è consapevole dei rischi che
corre,
niente
gli vieta di avviare con l’azienda un contratto di franchising “di pilotage”.
Un
contratto che riserva all’affiliato condizioni privilegiate in considerazione
dei maggiori rischi e del ruolo di cavia che si trova a svolgere.
2- Mi sono imbattuto in una azienda, un franchisor poco noto al grande pubblico,
che tuttavia dichiara un numero molto elevato di punti vendita affiliati. Volevo
vedere dal vivo qualcuno di questi negozi per farmene una idea e ho cercato sul loro sito gli indirizzi, per
poi scoprire a mie spese e con grande spreco di tempo, tramite verifiche sul campo,
che la maggior parte degli affiliati è inesistente. Ma come è possibile?
Ugo
Nazzaro, Ragusa
Ci
sono franchisor, o presunti tali, che oscillano tra una spudorata furfanteria e
una colpevole incoscienza.
La
furfanteria si manifesta nel tentativo di ingannare i candidati rappresentando
una dimensione di rete diversa dalla realtà, spudorata perché l’inganno in
questo caso è del tutto evidente e facilmente smascherabile.
La
colpevole incoscienza sta nel non comprendere la gravità dell’azione, che può portare
a sanzioni per aver fatto pubblicità
ingannevole o all’annullamento del contratto per aver violato i comportamenti
sulla informazione preliminare dovuti per la legge sull’affiliazione
commerciale.
3 - Vorrei mettermi in proprio in un settore che conosco poco e la soluzione del
franchising mi tenta, ci sono almeno 4-5 diversi progetti. Ma ho visto che
tutti i franchisor richiedono
investimenti molto più alti rispetto
alle cifra che mi servirebbe per fare da sola…
Ada
Nordio, Vicenza
La
differenza di investimento tra il mettersi in proprio da soli o con il
franchising spesso è solo data dal fatto che chi fa da sé non conosce i veri
costi e sottostima il capitale necessario, per poi scoprire troppo tardi che
avevano ragione i franchisor, più esperti nel settore…
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