L’ESPERTO
RISPONDE - tratto da "Millionaire" - febbraio 2010 - di Luca Fumagalli
1- Da anni osservo con attenzione e curiosità la formula del franchising,
cercando di capire quali opportunità possa offrire ad un imprenditore che, come
me, ha sufficiente esperienza e risorse per avviare in maniera indipendente una
nuova attività. Resto del parere che, alla fine, il franchising possa dare
qualche vantaggio solo ed esclusivamente a giovani inesperti e a
neo-imprenditori con modeste possibilità economiche.
Giovanni Bergognoni, Verona
Caro Lettore, il suo punto di vista rispecchia la
forza e il limite dell’imprenditoria all’italiana, ovvero l’individualismo.
Potremmo riassumere il concetto con il motto:
meglio sbagliare da soli che far bene in compagnia.
Il
franchising è invece un sistema che si basa su una deliberata e trasparente collaborazione tra
imprenditori che hanno gli stessi interessi.
Il suo principale pregio, nei casi di corretta
applicazione, è di essere una formula win
win, ovvero un meccanismo nel quale vince
l’affiliante solo e se vincono i suoi affiliati.
Ormai da tempo in molti settori economici il
singolo imprenditore, per quanto preparato e ben organizzato, ha compreso la
necessità di allearsi per non soccombere ad una concorrenza sempre più forte ed
attrezzata. I primi a capirlo sono gli addetti ai lavori, gli esperti di tanti
settori, le figure più qualificate in ogni ambito professionale o d’impresa.
In contesti competitivi “globali” c’è sempre meno
spazio per l”one man band”, ovvero per le imprese basate sull’improvvisazione e
sulle istrioniche capacità di un singolo. Servono specializzazione, maggiori sinergie
tra le imprese ed una concreta integrazione tra produttori e distributori, sia di beni che di servizi.
Il modello dell’imprenditore “tuttofare”,
autodidatta dalle mille abilità e competenze, è decisamente superato. L’imprenditore
moderno cerca alleanze ed ha l’umiltà di capire che il successo passa
attraverso la specializzazione, ovvero il saper fare bene una determinata parte
nel processo produttivo, distributivo o economico generale.
E’ a questo imprenditore moderno che si rivolgono i
migliori franchisor, sapendo bene cosa poter dare e cosa chiedere in cambio.
Il
franchising aggiunge all’imprenditoria tradizionale numerosi vantaggi: sperimentazione,
diffusione e capitalizzazione dell’esperienza (know how), migliore
distribuzione dei ruoli, economie di scala nei rapporti con i fornitori di
prodotti e di servizi, maggiori risorse umane e economiche nella ricerca e
nello sviluppo, ricorso facilitato agli strumenti di marketing e ai mezzi di
comunicazione più importanti.
La maggiore efficacia di questa formula rispetto ai
modi tradizionali di fare impresa è dovuta essenzialmente all’unione delle
forze di imprenditori che operano su mercati differenti, con ruoli diversi ma
con medesimi obiettivi.
Il buon franchising inoltre è un sistema di
collaborazione nel quale l’affiliante non ha proprio nessun interesse ad
ingabbiare l’affiliato, costringendolo a forza in legami, vincoli contrattuali
o comportamenti che possano in qualche misura ”tarpare le ali “ o impedirne il
successo imprenditoriale.
Il rapporto
è tra pari. L’affiliante è l’ allenatore che aiuta l’affiliato ad ottenere il
meglio dalla propria impresa, ovvero a sviluppare il proprio business con la
massima efficacia.
Il franchising offre il vantaggio di favorire l’imprenditorialità di ciascuno grazie ad un
contesto più organizzato, più professionale, più specializzato. Mette a
disposizione le massime opportunità e le
maggiori risorse a chi comprende il gioco di squadra e le dinamiche che esso
comporta.
In ogni collettivo, in cui tutti portano la stessa maglia
e segnano nella stessa porta, è necessario
sviluppare la collaborazione perché è solo in un contesto di sostegno reciproco
che possono venire i migliori risultati.
Tuttavia, come in ogni altra squadra, la qualità
dei singoli resta assolutamente determinante.
Nei casi in cui la capacità imprenditoriale del
singolo si somma alla forza della rete, i risultati che si ottengono sono di
assoluta eccellenza.
Purtroppo la leggenda che continua inopinatamente a
circolare, per cui il franchising sia roba per inesperti, disoccupati o mezzi
imprenditori, ha rallentato l’avvicinamento al franchising delle risorse umane
più qualificate ed è risultata assolutamente nociva per il sistema stesso e per
le singole iniziative. Ma sia pur con grave ritardo questa percezione, che
appartiene anche al nostro lettore, sta cambiando.
Il franchising è sempre più comunemente considerato
la massima espressione del marketing, così
come la formula uno rappresenta il top dell’automobilismo.
Ma se in formula uno corrono i migliori piloti e non
i neo-patentati, anche nel franchising è venuto il momento che entrino in pista
gli imprenditori più in gamba.
2- Una attività in franchising può
essere chiusa o ceduta come qualsiasi altra attività in proprio?
Patrizia Macchi, Bologna
Ogni contratto di affiliazione può e deve contenere
tutte le indicazioni per queste due eventualità, che modificano il rapporto
prima del termine naturale di scadenza. A seconda dei casi, tuttavia, variano
le condizioni che regolano la cessazione dell’attività o il suo passaggio di
proprietà. La presenza o meno di penali, di clausole di gradimento del
subentrante, di opzioni di riacquisto, di patti di non concorrenza, può rendere più o meno agevole lo
scioglimento del rapporto con il franchisor. E’ dunque opportuno che, prima di
firmare un contratto di franchising, il candidato abbia ben chiare tutte le
implicazioni e le ripercussioni, sia
economiche che legali, delle proprie scelte imprenditoriali.
3- E’ più
insidioso un contratto di franchising con molte pagine o uno con poche
generiche clausole?
Giacomo Intra, Como
La tendenza a proporre dei contratti semplici e
poco impegnativi, facili “da vendere”, contrasta con la necessità di regolare
una collaborazione di lungo termine piuttosto articolata. E’ impensabile che
qualche semplice pagina possa bastare a ricomprendere una casistica di
situazioni, comportamenti e interrelazioni come quella proposta da un rapporto
di franchising. Più un contratto è
generico e succinto, più spazio possono avere le situazioni non regolamentate,
le interpretazioni arbitrarie delle parti e le contestazioni di ogni genere.
Viceversa, se grazie ad una scrittura contrattuale esaustiva i patti sono
chiari fin dall’inizio, i rischi di conflitto tra le parti si riducono
drasticamente.
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