giovedì 14 agosto 2014

"L'esperto risponde" - gennaio 2011

L’ESPERTO RISPONDE - tratto da "Millionaire" - gennaio 2011 - di Luca Fumagalli

Luca Fumagalli
1- Mi sono avvicinato oggi al franchising per la prima volta, cercando una attività adatta alle mie caratteristiche. Ho preso qualche informazione da diverse aziende in settori differenti e ho constatato che ognuno fa e dice un po’ quello che vuole, sia in termini  di approccio che di documentazione informativa. Mi sono trovato veramente spaesato. Ma non c’è una legge che preveda un modo comune di comportarsi?

Eugenio Tozzi

Una legge c’è, eccome!  E’ quella del 6 maggio 2004, n. 129 e regola in modo chiaro, semplice e inequivocabile la materia. Il testo spiega esattamente quali sono le informazioni che  l’Affiliante è tenuto a fornire all’Affiliato prima della firma di un contratto di affiliazione. Ma non basta. In termini di informativa preliminare, oltre alle disposizioni di legge, il franchising può vantare una prassi ormai consolidata a livello internazionale, grazie a oltre mezzo secolo di applicazione intensiva. In tutto il mondo i franchisor si propongono con materiali di marketing, tecniche di recruiting  e documentazioni informative comuni.  Il lettore ha purtroppo ragione quando avverte una certa “anarchia” da parte delle aziende italiane che si propongono sul mercato con questa formula. Troppi progetti sono ancora oggi realizzati con sistemi “fai da té”, da persone prive di conoscenze specialistiche in questa disciplina e senza l’ausilio di consulenti veramente esperti nella materia. Il risultato è, come minimo, quello di ingenerare confusione in chi si avvicina al mondo del franchising. Più spesso i danni che provoca questo approccio “dilettantesco” da parte di parecchi aspiranti franchisor sono ben più gravi. I primi a subirne le conseguenze sono gli affiliati, che affrontano la collaborazione con il franchisor poco informati e non sufficientemente consapevoli dei diritti e dei doveri derivanti da un contratto di affiliazione. Il risultato è, troppo spesso, che il rapporto di affiliazione risulti compromesso già nelle premesse o che rischi di precipitare rapidamente nel contenzioso. Dalla parte dei franchisor, le conseguenze sono ancora più devastanti. In Italia il tasso di mortalità delle reti di franchising è altissimo. Negli ultimi venti anni si sono affacciati sul mercato almeno un paio di migliaia di progetti. Di questi solo poche centinaia possono vantare un buon livello di consolidamento. Centinaia di altri marchi sono apparsi e scomparsi nel giro di pochi anni o addirittura pochi mesi come meteore, non senza aver lasciato lunghe scie di affiliati delusi, penalizzati economicamente, privati di una speranza di riuscita imprenditoriale e assolutamente sfiduciati nei confronti del franchising. Insomma, c’è ancora molto da fare per diffondere una cultura specialistica di questa disciplina …

-2 Ho avviato da poco più di un anno una attività in franchising, ma solo assolutamente scontento di quanto mi è stato offerto dal mio franchisor. La formazione iniziale è stata deludente, sono poco assistito, i risultati tardano ad arrivare. Come posso liberarmi dal contratto di affiliazione per proseguire da solo?  

Bruno Atzori

Se nei fatti il franchisor non ha fornito in quantità o in qualità quanto promesso contrattualmente dovrebbe essere facile per un avvocato da lei nominato, esperto in materia, contestare le inadempienze e scioglierla da ogni vincolo nei confronti dell’affiliante, magari ottenendo un risarcimento dei danni. Mi sorge un dubbio: ma se i risultati tardano ad arrivare e l’ attività non funziona, come mai lei vuole proseguire per conto suo?

3- Ho letto da poco, con il mio commercialista, un contratto di affiliazione. Entrambi lo troviamo molto sbilanciato dalla parte dell’affiliante. A questo commento l’azienda ha risposto che il contratto è stato approvato dall’Associazione Italiana del Franchising. Alla richiesta del mio commercialista di modificarlo parzialmente, ma in modo sostanziale, l’azienda affiliante ha opposto un secco rifiuto. Come devo interpretare questo segnale?
Alessandra Procaccini

 “Lamentele” come questa, sul presunto disequilibro del contratto di franchising, provengono di solito da non addetti ai lavori. Un contratto approvato dalla Associazione Italiana del Franchising rispetta le leggi vigenti e la prassi del settore. Una richiesta di modifiche da parte di un professionista non può dunque riguardare aspetti sostanziali del contratto ma modeste personalizzazioni, sempre se giustificate da situazioni particolari, o piccole modifiche nella forma, magari a chiarimento di passaggi o di clausole. Guarderei con sospetto ad azienda affiliante che fosse disposta a lasciar riscrivere sostanziali parti del contratto al commercialista di un candidato. E’ del tutto logico che l’azienda si sia opposta. Non c’è alcun motivo per creare disequilibri tra gli affiliati concedendo differenziazioni al contratto, a seconda della maggiore o minore arrendevolezza del candidato affiliato o del suo consulente.


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