L’ESPERTO
RISPONDE - tratto da "Millionaire" - gennaio 2011 - di Luca Fumagalli
Luca Fumagalli |
1- Mi sono avvicinato oggi al franchising per la prima volta, cercando una
attività adatta alle mie caratteristiche. Ho preso qualche informazione da
diverse aziende in settori differenti e ho constatato che ognuno fa e dice un
po’ quello che vuole, sia in termini di
approccio che di documentazione informativa. Mi sono trovato veramente
spaesato. Ma non c’è una legge che preveda un modo comune di comportarsi?
Eugenio Tozzi
Una
legge c’è, eccome! E’ quella del 6 maggio
2004, n. 129 e regola in modo chiaro, semplice e inequivocabile la materia. Il
testo spiega esattamente quali sono le informazioni che l’Affiliante è tenuto a fornire all’Affiliato
prima della firma di un contratto di affiliazione. Ma non basta. In termini di
informativa preliminare, oltre alle disposizioni di legge, il franchising può
vantare una prassi ormai consolidata a livello internazionale, grazie a oltre
mezzo secolo di applicazione intensiva. In tutto il mondo i franchisor si
propongono con materiali di marketing, tecniche di recruiting e documentazioni informative comuni. Il lettore ha purtroppo ragione quando avverte
una certa “anarchia” da parte delle aziende italiane che si propongono sul
mercato con questa formula. Troppi progetti sono ancora oggi realizzati con sistemi
“fai da té”, da persone prive di conoscenze specialistiche in questa disciplina
e senza l’ausilio di consulenti veramente esperti nella materia. Il risultato
è, come minimo, quello di ingenerare confusione in chi si avvicina al mondo del
franchising. Più spesso i danni che provoca questo approccio “dilettantesco” da
parte di parecchi aspiranti franchisor sono ben più gravi. I primi a subirne le
conseguenze sono gli affiliati, che affrontano la collaborazione con il
franchisor poco informati e non sufficientemente consapevoli dei diritti e dei
doveri derivanti da un contratto di affiliazione. Il risultato è, troppo
spesso, che il rapporto di affiliazione risulti compromesso già nelle premesse
o che rischi di precipitare rapidamente nel contenzioso. Dalla parte dei
franchisor, le conseguenze sono ancora più devastanti. In Italia il tasso di
mortalità delle reti di franchising è altissimo. Negli ultimi venti anni si
sono affacciati sul mercato almeno un paio di migliaia di progetti. Di questi
solo poche centinaia possono vantare un buon livello di consolidamento. Centinaia
di altri marchi sono apparsi e scomparsi nel giro di pochi anni o addirittura
pochi mesi come meteore, non senza aver lasciato lunghe scie di affiliati
delusi, penalizzati economicamente, privati di una speranza di riuscita
imprenditoriale e assolutamente sfiduciati nei confronti del franchising. Insomma,
c’è ancora molto da fare per diffondere una cultura specialistica di questa
disciplina …
-2 Ho avviato da poco più di un anno una attività in franchising, ma solo
assolutamente scontento di quanto mi è stato offerto dal mio franchisor. La
formazione iniziale è stata deludente, sono poco assistito, i risultati tardano
ad arrivare. Come posso liberarmi dal contratto di affiliazione per proseguire
da solo?
Bruno
Atzori
Se
nei fatti il franchisor non ha fornito in quantità o in qualità quanto promesso
contrattualmente dovrebbe essere facile per un avvocato da lei nominato,
esperto in materia, contestare le inadempienze e scioglierla da ogni vincolo
nei confronti dell’affiliante, magari ottenendo un risarcimento dei danni. Mi
sorge un dubbio: ma se i risultati tardano ad arrivare e l’ attività non
funziona, come mai lei vuole proseguire per conto suo?
3-
Ho letto da poco, con il mio commercialista, un contratto di affiliazione.
Entrambi lo troviamo molto sbilanciato dalla parte dell’affiliante. A questo
commento l’azienda ha risposto che il contratto è stato approvato
dall’Associazione Italiana del Franchising. Alla richiesta del mio
commercialista di modificarlo parzialmente, ma in modo sostanziale, l’azienda
affiliante ha opposto un secco rifiuto. Come devo interpretare questo segnale?
Alessandra
Procaccini
“Lamentele” come questa, sul presunto
disequilibro del contratto di franchising, provengono di solito da non addetti
ai lavori. Un contratto approvato dalla Associazione Italiana del Franchising
rispetta le leggi vigenti e la prassi del settore. Una richiesta di modifiche
da parte di un professionista non può dunque riguardare aspetti sostanziali del
contratto ma modeste personalizzazioni, sempre se giustificate da situazioni
particolari, o piccole modifiche nella forma, magari a chiarimento di passaggi
o di clausole. Guarderei con sospetto ad azienda affiliante che fosse disposta
a lasciar riscrivere sostanziali parti del contratto al commercialista di un
candidato. E’ del tutto logico che l’azienda si sia opposta. Non c’è alcun
motivo per creare disequilibri tra gli affiliati concedendo differenziazioni al
contratto, a seconda della maggiore o minore arrendevolezza del candidato
affiliato o del suo consulente.
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