Luca Fumagalli |
"L’ESPERTO RISPONDE" tratto da "Millionaire" - aprile 2011
Di Luca Fumagalli
1- Sulla vostra rivista ho trovato una opportunità di franchising particolarmente interessante.
Disponendo
della cifra da investire ho contattato e incontrato più volte i titolari, i
quali in verità non mi hanno ispirato
"fiducia": incontri in posti di fortuna, pre-contratti con
evidenti errori grammaticali, addirittura hanno sbagliato il nome del paese
dove iniziare la suddetta attività. Per questi motivi, ho preso tempo
rimandando la firma del contratto e il relativo versamento di denaro.
Il
progetto però mi entusiasma sempre più e sarei disposto a partire anche subito.
Le chiedo di suggerirmi il da farsi, chiarendomi magari quali sono le cose
veramente importanti da valutare nella scelta
di questo franchising .
Fabio
Nardi, Napoli
E’ facile confondere una
idea di business, per quanto buona, con una opportunità di franchising. La
differenza tra una buona idea e un buon progetto di franchising è abissale. Una
buona idea può essere già sperimentata oppure stare ancora nella testa di chi
l’ha pensata, oppure ancora tra l’una e l’altra condizione. Un sistema di
franchising si basa su una attività sperimentata e di successo. Quindi occorre
prima di tutto che l’idea sia stata trasformata in una attività
imprenditoriale. In secondo luogo che l’idea imprenditoriale si sia dimostrata
vincente ovvero che, conti alla mano, sia stata in grado di offrire un buon
ritorno economico rispetto agli investimenti affrontati per metterla in
pratica. In terzo luogo va dimostrato, attraverso uno studio di fattibilità,
che l’idea di business è replicabile. A questo punto, e solo a questo punto, si
va a costruire il progetto di franchising. Ma non è detto ancora che un
progetto di franchising sia buono. Una opportunità di franchising è tale quando
la franchise ha dimostrato di funzionare bene in diverse aree di mercato e con
differenti affiliati. In questo caso si ha l’evidenza pratica di due aspetti. Per
prima cosa possiamo essere certi che l’idea di business, sperimentata e di
successo, è efficacemente replicabile da terzi e in altri luoghi. In secondo
luogo abbiamo la dimostrazione pratica che l’azienda proponente è un buon
franchisor. ovvero che è stata in grado di impostare un valido progetto di
franchising e che sa eseguirlo, dando ai suoi affiliati ciò che a loro serve
per avere successo. Io investirei in una franchise solo se avessi la certezza
che il franchisor si trova in quest’ultima fase dello sviluppo del progetto. Ma
come si fa a sapere quando una franchise si trova in questa fase? Semplicemente
richiedendo al franchisor tutta la documentazione prevista dalla legge sulla
affiliazione commerciale. Una volta accertato che il franchisor ha fornito una
documentazione corretta, basta contattare tre o quattro affiliati già
esistenti, presenti sulla lista che il franchisor ha l’obbligo di consegnare al
candidato. Con qualche visita e qualche
intervista siamo presto in grado di capire se l’attività funziona, se i clienti
o utenti finali sono soddisfatti, se gli affiliati stanno raggiungendo i loro
obiettivi, se l’affiliante ha mantenuto le promesse contenute nella sua
proposta di affiliazione. In questo modo abbiamo in mano tutti gli elementi che
ci servono per una valutazione obiettiva di qualunque sistema di franchising.
2- Sono stata di recente ad un corso sul
contratto di franchising. Mi è stato
detto che il fee
d'ingresso
che deve pagare l'affiliato al franchisor può essere inteso come caparra
confirmatoria.
Ci sono
varie teorie sull'argomento, volevo capire se è vero che questa caparra confirmatoria
non
deve
essere restituita una volta che viene firmato il contratto e che questa non è
soggetta a
tassazione
e iva e quindi non risulta tra i ricavi del franchisor.
Beatrice
Milocco
Gentile
lettrice, in questa materia per fortuna non ci sono varie teorie, ma solo una
prassi chiara a tutti gli esperti del settore. Non ci sono attinenze tra un
istituto come quello della caparra confirmatoria e il diritto d’entrata.
Quest’ultimo
è un importo richiesto dall’ Affiliante a titolo definitivo, che in genere
viene versato contestualmente alla firma del contratto. E’ il corrispettivo forfettario
di voci diverse.
Prima di
tutto valorizza l’uso del marchio dell’affiliante. Più questo è noto e
sfruttabile commercialmente da parte dell’affiliato, più alta sarà la somma
richiesta come diritto d’entrata.
In
secondo luogo valorizza il know-how della franchise. Know-how, ovvero
esperienza, che viene trasferita attraverso la formazione e i manuali
operativi, nonché tramite caratteristici elementi del progetto (marchi e
brevetti, attrezzature, software, immagine, lay-out,…)
In terzo
luogo valorizza tutti gli interventi pre-apertura svolti dall’affiliante a
favore dell’affiliato. A titolo di esempio: assistenza iniziale, affiancamento,
sopralluoghi, progettazione, training on the job, servizi di supporto e
quant’altro necessario per portare all’apertura l’attività affiliata.
Infine,
nel diritto d’entrata possono essere talvolta inclusi la cessione o la facoltà
d’uso di materiali o strumenti atti allo svolgimento dell’attività.
Tutto
ciò premesso, l’oggetto del contratto di affiliazione è proprio l’uso del
marchio e lo sfruttamento del know-how dell’affiliante.
Il
diritto d’entrata è quindi, a tutti gli effetti, un ricavo caratteristico
dell’affiliante.
Come tale,
va interamente pagato dall’affiliato e solitamente non c’è motivo di restituzione
da parte dell’affiliante.
Pertanto
va regolarmente fatturato, è soggetto ad iva e alla tassazione d’impresa.
Sul
versante dell’affiliato, è un bene immateriale che può essere ammortizzato su
più esercizi, secondo quanto previsto dalla norme in materia fiscale.
3- Quali
sono i rischi per un imprenditore affiliato, in termini di reputazione, dovendo
condividere un marchio con altri appartenenti alla stessa catena?
Rischi e
opportunità vanno di pari passo. Se la rete è ben gestita, l’immagine di marca
gode dall’apporto positivo di tutti gli affiliati, la reputazione complessiva è migliore e la
notorietà di marca estremamente più elevata rispetto a quella dei singoli.
Viceversa, quando la rete è senza controllo anche un singolo affiliato può
danneggiare l’immagine e la reputazione di una marca. E’ per motivo che i
contratti di franchising creano protezioni elevate e strumenti di controllo del
comportamento dei singoli imprenditori.
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