giovedì 22 gennaio 2015

A SCUOLA DI FRANCHISING - gen 2015

Buongiorno a tutti! Oggi pubblichiamo un pezzo di Saverio Savelloni, tratto dal suo "Manuale del
Frankenstein".
Buona lettura.
A SCUOLA DI FRANCHISING
Tutti ormai si sono accorti della frequenza con cui si aprono e chiudono negozi e attività di vario genere. Spesso questo accade per puro dilettantismo.
Negli ultimi tre anni, nei dintorni di casa mia, sono sorte decine di nuove attività.
La solita roba: negozi di costosissimi stracci, botteghe di moderni sciamani del ringiovanimento, dell’anticellulite e della guerriglia al pelo superfluo, bar e locali dell’aperitivo spritzettato, gelaterie e cioccolaterie di nuovi chef della cremina magica, boutique di abbigliamento superchic per cagnette da casa e via dicendo.
Nella maggior parte dei casi si tratta di “dilettanti allo sbaraglio” dei generi più disparati.
Signore annoiate finanziate da mariti disperati, manager trombati in cerca di riciclaggio professionale, contabili con lo sfizio della gonnellina sexy, bancari esauriti e convertiti sulla via del cremino... Disoccupati di lusso, capaci di raggranellare decine di migliaia di euro tra i propri risparmi e quelli di famigliari, amici, parenti e conoscenti per rincorrere qualche balorda idea di business.
Nessuna strategia, nessun vero “mestiere” alle spalle, solo qualche convinzione arrogante maturata dall’altra parte del bancone, nella facile veste del consumatore ipercritico.
Gente che mette in piedi aziende dal respiro corto, che mandano in fumo a gran velocità anni di risparmi e si afflosciano in un amen.
Ormai dalle mie parti furoreggia il “totonegozio”: tutti a scommettere quanti mesi dura la nuova attività. Ma perché buttare via i soldi in modo così assurdo? Risparmiateveli!
La morale
Pochi di questi “dilettanti” hanno l’umiltà di pensare al franchising come una normale attività imprenditoriale, una meditata soluzione di ingresso sul mercato.
Eppure di buoni progetti e di franchisor seri, ormai, ce ne sono tanti e in tanti settori!
dal Manuale del Frankenstein,
di Saverio Savelloni, ed. Fasullo
Illustrazione di Antonello Catalano.


martedì 20 gennaio 2015

2008-2014: il franchising resta in salute

NEL FRANCHISING IN CRESCITA GLI STRANIERI TRA GLI AFFILIATI. IN CALO IMPRENDITORI CON LIQUIDITA' TRA 70 E 150MILA EURO.

E' un franchisee completamente diverso nella sostanza quello che si presenta sullo scacchiere del franchising italiano nel 2014 secondo l'ultimo studio di Confimprese, che mette in mostra molte luci e poche ombre in un lasso di tempo che va dal 2008, anno di inizio della crisi, al 2014. Negli ultimi sei anni è raddoppiata (dal 18 al 36%) la percentuale di franchisor che dichiarano di avere imprenditori stranieri tra i propri affiliati. Si tratta per lo più della seconda generazione, in particolare di cinesi e nordafricani. Alla maggiore incidenza della carrabile straniera si associa anche un aumento delle quote rosa: passano dal 27,2 al 33,3% i franchisor che dichiarano di avere in prevalenza affiliati donne. I settori di franchising dove le donne sono coinvolte riguardano soprattutto la gestione di negozi di abbigliamento, accessori moda, intimo, cosmetici e profumi, gioielli, prodotti dietetici e servizi (centri fitness e di bellezza, parrucchieri, articoli e servizi per i bambini). 
Interessante il capitolo sulla capacità di investimento (risorse proprie) del franchisee. Relativamente invariata (dal 36,3 al 34,8%) la quota di franchisor che hanno franchisee con una capacità di investimento compresa tra 20mila e 70mila euro. Si allarga, invece, la forbice tra i franchisor che hanno affiliati con disponibilità fino a 20mila euro (la quota sale dal 28,7 al 37,8%) e quelli che dichiarano di avere affiliati con risorse proprie da 70mila a 150 mila (la percentuale scende dal 27,2 al 19%). Invariata (7,5%) la quota di franchisor i cui affiliati hanno liquidità superiore a 150mila euro. In sintesi: per la fascia di investimenti medio bassi sembra essersi ridotto il denaro cash a disposizione.

fonte: Confimprese, Millionaire (dic/gen 2015)