Luca Fumagalli |
"L’ESPERTO
RISPONDE" - tratto da "Millionaire" - aprile 2010
Di
Luca Fumagalli
1)
- Mi è stato proposto un franchising che ha un diritto d’entrata piuttosto
impegnativo, di oltre 40.000 €. Ho
cercato di farmi spiegare a che titolo mi è stata richiesta questa somma, ma
non ho avuto i chiarimenti puntuali che mi sarei aspettato.
Può
dirmi in genere che cosa è compreso in questa voce del contratto di
affiliazione?
Lorenzo
Paganini, Vicenza
La
fee d’ingresso o diritto d’entrata o entrance fee è una somma richiesta
dall’affiliante all’avvio del rapporto di collaborazione con l’affiliato.
Pochi, anche tra gli addetti ai lavori, sanno a che
titolo essa debba essere richiesta e come vada quantificata correttamente.
Spesso viene vista come una voce del tutto arbitraria, dal momento che i
franchisor meno preparati la stabiliscono senza alcun calcolo, basandosi
esclusivamente su generiche “valutazioni di mercato”.
Date
queste premesse, per un candidato affiliato non è facile né verificare la
congruità della richiesta, né effettuare paragoni tra proposte di franchising
alternative.
Anche
perché ciascun franchisor attua la propria politica commerciale, decidendo di
richiedere somme più o meno ingenti, o addirittura di non richiedere alcun
diritto d’entrata. Quando ciò accade, non significa necessariamente che quel
progetto è più conveniente, ma solo che il franchisor ha intenzione di
recuperare i costi su altre voci del pacchetto franchising.All’opposto, spesso
capita che il diritto d’entrata più alto sia il corrispettivo del maggior
valore aggiunto offerto dall’azienda affiliante o che sia il segnale di una
politica commerciale più trasparente e leale nei confronti dell’affiliato.
In ogni caso, il diritto d’entrata è un compenso iniziale
forfetario, una tantum, che viene corrisposto a fronte dell’acquisizione di
diversi diritti, prestazioni e forniture.
Il diritto all’uso
del marchio per tutta la durata del contratto, per cominciare.
Un valore questo che è tanto più grande quanto più è noto
ed apprezzato il marchio stesso.
Altra voce che compone il valore del diritto d’entrata è
quella relativa ad eventuali brevetti
che vengono acquisiti con il contratto di affiliazione.
Tra le componenti
fondamentali c’è poi il diritto
di sfruttamento del know-how, ovvero dell’insieme di esperienze,
conoscenze, metodi e abilità nel saper far funzionare un determinato business.
Come si può immaginare, il know-how è frutto di
investimenti fatti negli anni precedenti, che l’affiliante può decidere o meno
di recuperare nel calcolo del diritto d’entrata.
Il know-how viene trasferito generalmente attraverso manuali operativi, corsi iniziali, consulenze
on-line oppure sul posto, addestramento, affiancamento pre-apertura. Tutte
queste spese sostenute dell’affiliante nella fase di avvio vengono recuperate
nel valore del diritto d’entrata, che può talvolta includere anche i costi collaterali alla formazione, come
vitto, alloggio e trasferte degli affiliati partecipanti. Altra voce che
può essere inclusa o dettagliata a parte è quella relativa a software o programmi di gestione.
Specifiche forniture
di materiali promozionali, di arredi, di attrezzature, di altri prodotti,
se incluse nel diritto d’entrata, devono
essere chiaramente quantificate e dettagliate nei prospetti informativi
preliminari all’affiliazione.
Infine, nel diritto d’entrata, possono essere più o meno
incluse azioni di comunicazione o
pubblicità iniziali offerte dall’affiliante.
Data
la grande variabilità delle voci prese in considerazione, il consiglio al
lettore e ad ogni candidato affiliato è
quello di richiedere inflessibilmente al franchisor una totale trasparenza, che
permetta di fare valutazioni corrette sulla congruità della somma richiesta
rispetto a quanto offerto.
2)-
Mi può spiegare il ruolo del franchisee? E’ un cliente, un socio, un
collaboratore o un partner del franchisor?
Bepi
Ferrini – Parma
La
particolarità del franchising, spesso sottovalutata, è proprio nello
specialissimo rapporto di collaborazione che si viene a creare tra due imprese
indipendenti: l’affiliante e l’affiliato. Quest’ultimo certamente è molto di
più di un semplice cliente del franchisor, pur trovandosi ad acquistare
dall’azienda affiliante, di volta in volta, prodotti, servizi, diritti e
prestazioni. La legge poi esclude espressamente che si tratti di un socio e
ancor più recisamente che si possano creare i vincoli di subordinazione tipici
di un rapporto tra azienda e dipendente. La definizione più vicina tra quelle
proposte dal lettore è forse quella di partner, laddove si intenda un rapporto
paritetico e reciprocamente funzionale tra due entità accomunate da un marchio
e da un sistema ma chiaramente distinte
come sono, e devono sempre essere, l’affiliante e l’affiliato.
3)-
L’Affiliante mi vuole costringere a utilizzare il marchio della rete di
franchising nelle risposte telefoniche alla clientela ma io vorrei continuare a
utilizzare il nome della mia ditta e la
ragione sociale che ho scelto. Chi ha ragione?
Ambrogio
Ripalta - Udine
Senza
alcun dubbio ha ragione l’Affiliante: è come se uno volesse entrare a far parte
di una squadra di calcio ma si rifiutasse di entrare in campo con la divisa che
usano i compagni di squadra.
Il
marchio, in una franchise, è il più importante patrimonio di tutta la rete.
Non
utilizzarlo in modo appropriato significa per prima cosa “remare contro il sistema”
e secondariamente danneggiare sé stessi.
Nessun commento:
Posta un commento